Differenziare, parola chiave per un futuro sostenibile
La raccolta differenziata dei rifiuti è divenuta ormai impellente per poter assicurare la sostenibilità del nostro sistema economico e produttivo e salvaguardare l’ambiente e il futuro del nostro pianeta.
Le ragioni principali alla base della raccolta differenziata sono molteplici e tutte estremamente valide – dalla necessità di abolire le discariche, che non rappresentano più una modalità valida di smaltimento, all’aumento di materiali di scarto inquinanti, che devono essere smaltiti in sicurezza; dalla possibilità di riutilizzo di molti materiali di uso comune alla necessità di ridurre gli sprechi.
Ogni materiale ha dunque il suo posto nell’organizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti: i medicinali e le batterie andranno smaltiti come materiali pericolosi e inquinanti; la carta, la plastica, il vetro e l’alluminio come fonti riciclabili di materie prime; l’umido e gli scarti alimentari come materia prima per il compost.
È il principio dell’economia circolare, in cui tutto ciò che si produce può essere riutilizzato, e viene anzi prodotto con caratteristiche specifiche che lo rendono riutilizzabile. La possibilità di riutilizzo e riciclo è oggi, per qualsiasi prodotto, un vero e proprio un valore aggiunto.
Ecco allora che sui prodotti di consumo quotidiano compaiono simboli che ci forniscono informazioni sulla produzione e sullo smaltimento delle confezioni e dei prodotti stessi. Tre frecce che s’inseguono (il cosiddetto “nastro di Möbius”) ci dicono che l’imballaggio è riciclabile e proviene in parte da materiale riciclato, mentre due frecce intrecciate tra loro a formare un cerchio (il “Punto Verde”) individuano i soggetti che si occupano della raccolta e dello smaltimento. L’omino che getta un incarto in un cestino ci invita a non disperdere gli oggetti nell’ambiente, mentre altri simboli ci consigliano di appiattire gli imballaggi o ci forniscono informazioni sulla natura dei materiali. Un triangolo composto da tre frecce con all’interno un numero ci indica, ad esempio, il tipo di materiale riciclabile.
I primi interessati ad una corretta separazione dei materiali di scarto, sono i cittadini che devono seguire scrupolosamente le indicazioni del proprio comune di residenza e questi simboli presenti sul confezionamento, possono agevolare una corretta raccolta differenziata.
A venire incontro ai consumatori finali, c’è anche la tecnologia. Esistono infatti molte app gratuite che possono scannerizzare i barcode presenti sull’imballaggio e in base al comune geo localizzato, suggerire il conferimento corretto.
Queste app hanno anche un calendario per quando esporre il giusto sacco della raccolta differenziata. Un grande aiuto per le persone smemorate o che fanno fatica ad entrare nell’ottica che un rifiuto, se correttamente conferito, può diventare un vero e proprio tesoro.
La plastica è uno di quei materiali più usati per la realizzazione degli imballaggi ed è un materiale che, se riciclato in modo corretto, può divenire una grandissima fonte di guadagno, di risparmio e che diminuirebbe in maniera sostanziale l’inquinamento dei mari.
L’articolo 218 del decreto legislativo 152/06 definisce l’imballaggio come: ʺil prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere determinate merci, dalle materie prime ai prodotti finiti, a proteggerle, a consentire la loro manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore, ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopoʺ.
Con il primo lockdown di marzo sono aumentati gli acquisti online e la consequenziale richiesta di consegne a domicilio, è aumentato l’uso degli imballaggi di plastica e di conseguenza sono aumentati i rifiuti da smaltire.
Alcuni ricercatori del Bangladesh hanno stimato che nel loro paese sono stati prodotti circa 16.000 tonnellate di rifiuti di plastica. In Italia nello stesso periodo, sono state consumate molte più bottiglie di plastica che nel 2016, pari al 16% in più.
Molta di questa plastica purtroppo non verrà del tutto riciclata, una parte finirà in termovalorizzatori e questo accade anche perché non si ricicla in modo corretto.
Da quando è divenuta obbligatoria la norma europea sull’etichettatura ambientale per gli imballaggi, sui nostri prodotti sono riportate anche indicazioni precise sullo smaltimento. L’applicazione della nuova norma, introdotta in Italia dal decreto legislativo n. 116 del 2020, non è ancora molto chiara, ma il CONAI, il consorzio nazionale degli imballaggi, ha proposto una linea guida specifica.
Le linee guida CONAI per l’etichettatura ambientale degli imballaggi prevedono alcune informazioni minime obbligatorie: il tipo d’imballaggio (bottiglia, flacone, etichetta, incarto monoporzione, cartone esterno, ecc.); il codice del materiale, come codificato dalla Decisione 97/129/CE; la famiglia del materiale (carta, alluminio, acciaio, vetro, legno, plastica, ecc.); indicazioni sulla raccolta (differenziata/indifferenziata). Si suggerisce anche l’uso di un colore specifico per le informazioni di ciascun materiale: blu per la carta, marrone per l’organico, giallo per la plastica riciclabile, turchese per i metalli, verde per il vetro, grigio per l’indifferenziato.
Tutte le altre informazioni dovrebbero restare facoltative, ma nell’ottica di una cultura sempre più indirizzata verso il biologico, l’ecosostenibile e il “green”, c’è da scommettere che nessun prodotto ne farà a meno.
Sta a noi cercare di leggere attentamente ogni singola etichetta prima di gettare un rifiuto nel cassonetto corretto, ma l’impegno da parte dei produttori, dovrebbe essere quello di utilizzare meno imballaggi possibile e impegnarsi ad utilizzare materiali sempre più ecosostenibili.